Tumore del polmone in stadio precoce: pembrolizumab prima e dopo la chirurgia riduce del 28% il rischio di morte

RAHWAY, N.J., 21 ottobre 2023 – Nel tumore del polmone in stadio precoce, l’immunoterapia con pembrolizumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, riduce del 28% il rischio di morte e migliora la sopravvivenza globale, con il 71% dei pazienti vivi a 3 anni. Lo dimostrano i risultati dello studio di Fase 3 KEYNOTE-671 che ha valutato pembrolizumab, terapia anti-PD-1 di MSD, come regime terapeutico perioperatorio, che prevede il trattamento prima della chirurgia (neoadiuvante) e dopo la chirurgia (adiuvante), dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) di stadio II, IIIA o IIIB resecabili. I nuovi dati sono presentati per la prima volta nella sessione proffered paper del Congresso 2023 della European Society for Medical Oncology (ESMO) (abstract #LBA56).

Alla seconda analisi ad interim prevista con un follow-up mediano di 36,6 mesi (intervallo 18,8 – 62,0), pembrolizumab neoadiuvante più chemioterapia seguito da pembrolizumab come singolo agente dopo la resezione chirurgica ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale (OS), riducendo il rischio di morte del 28% (HR=0,72 [95% CI, 0,56-0,93]; one-sided p=0,00517) nei pazienti con NSCLC resecabile di stadio II, IIIA o IIIB rispetto a placebo neoadiuvante più chemioterapia seguito da placebo adiuvante, indipendentemente dall’espressione di PD-L1. Nei pazienti trattati con il regime a base di pembrolizumab, la sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta (95% CI, NR-NR) rispetto a 52,4 mesi (95% CI, 45,7-NR) nei pazienti trattati con il regime chemioterapia-placebo. I tassi di OS a 36 mesi erano del 71,3% per i pazienti trattati con il regime pembrolizumab rispetto al 64,0% per quelli trattati con il regime chemioterapia-placebo. Come già annunciato, lo studio KEYNOTE-671 ha soddisfatto il secondo endpoint primario di sopravvivenza libera da eventi (EFS) alla prima analisi ad interim. A questa seconda analisi, è stato mantenuto il beneficio di EFS osservato nell’analisi precedente e il braccio pembrolizumab ha migliorato la EFS mediana di circa 2,5 anni rispetto al braccio placebo-chemioterapia (47,2 mesi [95% CI, 32,9-NR] versus 18,3 mesi [95% CI, 14,8-22,1], rispettivamente; HR=0,59 [95% CI, 0,48-0,72]). I tassi di EFS a 36 mesi erano del 54,3% nei pazienti trattati con il regime pembrolizumab rispetto al 35,4% in quelli trattati con il regime chemioterapia-placebo. “I risultati dello studio KEYNOTE-671 rappresentano un importante passo in avanti e permetteranno di migliorare i risultati terapeutici dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile – spiega Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano -. Pembrolizumab più chemioterapia prima dell’intervento chirurgico e a seguire come singolo agente dopo la chirurgia ha il potenziale per diventare una strategia fondamentale che può modificare la storia di questa neoplasia in stadio precoce, aumentandone significativamente le possibilità di cura”. “Nel 2022, in Italia, sono stati stimati circa 44mila nuovi casi di tumore del polmone – continua la Prof.ssa Novello -e c’è ancora un forte bisogno clinico insoddisfatto per questi pazienti perché, anche quando la malattia è diagnosticata in fase iniziale, i tassi di recidiva dopo la chirurgia restano elevati e anche su questo lo schema dello studio KEYNOTE-671 ha dimostrato un impatto significativo. Il regime a base di pembrolizumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, riduce significativamente il rischio di morte del 28% rispetto alla chemioterapia preoperatoria, indipendentemente dall’espressione di PD-L1”. “Con questi dati di sopravvivenza senza precedenti dello studio KEYNOTE-671, pembrolizumab è la prima e unica terapia anti-PD-1/L1 che dimostra un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza globale come trattamento neoadiuvante e adiuvante rispetto al regime con placebo e chemioterapia nel tumore del polmone non a piccole cellule resecabile”, dichiara il dott. Marjorie Green, Vicepresidente senior e Direttore di late-stage oncology, global clinical development, MSD Research Laboratories. “Mentre pembrolizumab si è affermato come trattamento fondamentale di alcuni tumori del polmone avanzati, questi risultati di sopravvivenza globale supportano il ruolo di pembrolizumab nei pazienti con stadi iniziali di malattia, che hanno necessità di nuove opzioni terapeutiche che possano aiutarli a vivere più a lungo”. MSD ha annunciato precedentemente che, sulla base dei risultati di OS e EFS dello studio KEYNOTE-671, la Food and Drug Administration (FDA) americana ha approvato pembrolizumab per il trattamento dei pazienti con NSCLC resecabile (tumori di ≥4 cm o linfonodi positivi) in combinazione con chemioterapia a base di platino come trattamento neoadiuvante e poi continuato come singolo agente nel trattamento adiuvante dopo la chirurgia. MSD ha un ampio programma di sviluppo clinico nel tumore del polmone e sta portando avanti diversi studi registrativi, con ricerche dirette a stadi precoci della malattia e a nuove combinazioni. Gli studi principali negli stadi iniziali del NSCLC e del tumore del polmone a piccole cellule (SCLC) comprendono KEYNOTE-671, KEYNOTE-091, KEYNOTE-867, KEYLYNK-012, KEYLYNK-013 e KEYVIBE-006.

Come annunciato, i dati che riguardano più di 15 tipi diversi di tumori del vasto portafoglio oncologico e della pipeline investigativa di MSD saranno presentati al Congresso 2023 di ESMO.

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