Ansia e depressione rischiose per il cuore delle giovani donne
28, marzo 2024 – Le giovani che soffrono di ansia e depressione hanno un rischio doppio di sviluppare pressione alta, colesterolo alto o diabete e altri fattori di rischio cardiaco a distanza di dieci anni: lo indica lo studio che sarà presentato al congresso dell’American College of Cardiology e condotto dal cardiologo italiano Giovanni Civieri, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, dottorando presso l’Università di Padova.
“Questo studio suggerisce che se una giovane donna ha depressione o ansia, dovremmo iniziare a fare screening per i fattori di rischio cardiovascolare per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari”, osserva Civieri. I ricercatori hanno analizzato i dati medici relativi a 71.214 persone registrati nella biobanca americana del Mass General Brigham. Durante il periodo di 10 anni, il 38% dei partecipanti ha sviluppato ipertensione, colesterolo alto e/o diabete. Secondo l’analisi, le persone con una storia di ansia o depressione prima del periodo di studio avevano circa il 55% in più di probabilità di sviluppare uno o più di questi fattori di rischio rispetto alle persone senza ansia o depressione. Questo risultato è stato più pronunciato tra le donne di età inferiore ai 50 anni con ansia o depressione, che avevano quasi il doppio di probabilità di sviluppare fattori di rischio cardiovascolare rispetto a qualsiasi altro gruppo. In termini di rischio assoluto, le giovani donne mostravano nel complesso i tassi più bassi di fattori di rischio cardiovascolare di qualsiasi altro gruppo. Tuttavia, l’ansia e la depressione erano associate a un rischio relativo molto più elevato tra le giovani donne rispetto a quanto osservato negli altri gruppi. “Se una giovane donna ha depressione o ansia, il suo rischio assoluto è paragonabile a quello di un giovane maschio”, spiega Civieri. “C’è una sorta di fenomeno di recupero dove depressione e ansia aumentano il rischio che altrimenti sarebbe molto basso” per le giovani. I ricercatori osservano che al momento non ci sono elementi per stabilire se i trattamenti per la salute mentale, come i farmaci antidepressivi o la psicoterapia, potrebbero aiutare a ridurre il rischio cardiovascolare.