Ematologia, la burocrazia occupa il 47% del tempo di lavoro dei medici

14 settembre 2023 – In Italia i medici ematologi dedicano il 47% del loro lavoro alle attività burocratico-amministrative e solo il rimanente 53% a quelle mediche. Questo si traduce in una riduzione di tempo prezioso a scapito del paziente e dell’aggiornamento scientifico. Il sistema di cure deve essere riprogrammato sempre di più all’insegna della “patient centricity” e mettere al centro le esigenze delle persone colpite da malattie ematologiche. E’ quanto emerge oggi a Roma dal convegno Il medico al centro – per una migliore assistenza al paziente con tumori del sangue in Italia organizzato in occasione del mese della consapevolezza sui tumori ematologici, realizzato con il patrocinio della Fondazione GIMEMA  Franco Mandelli ONLUS, Fondazione Italia Linfomi (FIL) e F.A.V.O. Gruppo Neoplasie Ematologiche e con il contributo non condizionante di Roche Italia, AstraZeneca Italy, Gilead Sciences, GlaxoSmithKline S.p.A., Eli Lilly Italy S.p.A. e Sobi Italy. Durante l’evento sono presentati i dati di un’indagine indipendente condotta da ISHEO (Integrated Strategies for Health Enhancing Outcomes) e “La Lampada di Aladino” ETS sul burden amministrativo degli specialisti medici. Al convegno partecipano rappresentati degli ematologi, delle Istituzioni e delle associazioni di pazienti.

Ogni anno in Italia sono diagnosticati più di 30 mila nuovi casi di leucemie, linfomi e mielomi. Grazie all’introduzione di opzioni terapeutiche innovative la prognosi di queste malattie è molto migliorata. “Tuttavia, si è generato un aumento delle attività burocratiche a carico degli onco-ematologi – afferma Davide Integlia, Direttore di ISHEO -. La qualità del tempo di lavoro del medico è un fattore chiave per realizzare una vera “patient centricity”. È necessario liberare il medico per dedicarsi alle “medical duties”, e aumentare parallelamente l’impiego di figure specializzate per gestire aspetti extra-clinici. Inoltre, va aumentata la capacità di raccogliere dati per la programmazione sanitaria e il monitoraggio degli outcome sanitari. Siamo in un’era in cui il progresso tecnologico e i fondi provenienti dai finanziamenti europei possono giocare un ruolo fondamentale. È perciò doveroso, per il bene dei pazienti e dei propri cari, che il medico torni a fare il medico”. Sempre secondo l’indagine il 55% degli onco-ematologi intervistati ha dichiarato di sperimentare il burnout. “E’ una sensazione di stress psico-fisico complicata dalla percezione di svolgere compiti di tipo esclusivamente amministrativo – aggiunge Roberto Cairoli, Professore associato di Ematologia e Direttore S.C. Ematologia e Medicina Molecolare presso Niguarda Cancer Center, membro de “La Lampada di Aladino” ETS -. Per aumentare la “patient centricity” bisogna ripartire dal medico, studiando i determinanti della qualità dell’assistenza verso il paziente, e attuando strategie utili a migliorare la qualità e la quantità tempo a disposizione per la cura delle persone”. “L’evento di oggi si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e istituzionale e vuole dare un’idea reale dell’entità delle incombenze amministrative a carico dei nostri medici – aggiunge Davide Petruzzelli, Presidente de “La Lampada di Aladino” ETS -. Bisogna prendere consapevolezza della realtà dell’onco-ematologia italiana e non nascondersi dietro la retorica della carenza di specialisti. Gli ematologi ci sono, ma bisogna lasciarli liberi di svolgere unicamente la professione di medici e assistere con qualità i pazienti”. Dello stesso avviso è anche Silvia Della Torre, Dirigente Medico Oncologia ASST Rhodense, Milano e Presidente Comitato Scientifico de “La Lampada di Aladino” ETS. “Il carico amministrativo che grava su uno specialista è enormemente cresciuto negli ultimi anni – dichiara Della Torre -. Un medico oggi si ritrova a dedicare molto tempo a mansioni che non sono strettamente collegate alla pratica clinica, un tempo che è sottratto innanzitutto alla presa in carico del paziente, ma anche alla ricerca, all’aggiornamento e al confronto, con possibili ripercussioni sui percorsi di cura e sull’efficienza del sistema””.

“I nuovi farmaci hanno rivoluzionato il paradigma di cura e offerto opportunità uniche – aggiunge Marco Vignetti, Presidente Fondazione GIMEMA/Franco Mandelli ONLUS -. Dobbiamo permettere ai medici di perseguire l’obbiettivo comune a noi tutti, ossia la cura dei propri assistiti. Per farlo, bisogna porsi in ascolto delle esigenze del personale sanitario e di tutti gli attori. Vanno coinvolti il management sanitario e le istituzioni per ottenere un ripensamento dei percorsi di cura. Lo stesso vale per le nuove figure professionali come il data manager che risulta indispensabile anche per le attività di ricerca”. “Grazie all’innovazione terapeutica il trattamento moderno dei tumori del sangue è complesso ma estremamente preciso ed efficace – sottolinea Salvatrice Mancuso, componente della FIL/Fondazione Italiana Linfomi -. I dati dell’indagine evidenziano come, non di rado, il medico abbia difficoltà a dialogare con i colleghi per un consulto su una diagnosi particolare. Problematiche emergono anche nel rapportarsi umanamente con il paziente a causa del poco tempo a disposizione. È necessario riflettere e prendere urgentemente dei provvedimenti. Le soluzioni per affrontare queste questioni non sono di facile fattura. Richiedono enormi sforzi logistici e strategici ma fortunatamente abbiamo le risorse per farlo”.

 

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