Leucemia mieloide acuta: ogni anno 3.300 nuovi casi in Italia
Sono circa 3.300 in Italia1 le persone colpite ogni anno dalla leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue particolarmente aggressivo. Circa il 40%2 non è idoneo alla chemioterapia intensiva standard, perché anziano e fragile, spesso a causa di altre patologie. E proprio per questi pazienti, una nuova terapia, venetoclax in combinazione con un agente ipometilante (azacitidina), la cui rimborsabilità è stata recentemente approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)3, sta cambiando radicalmente le prospettive di cura. Questo trattamento innovativo è in grado di migliorare la sopravvivenza globale e i tassi di remissione, con risposte rapide e durature. Senza dimenticare la qualità di vita, che viene preservata. I passi avanti nella cura sono evidenziati nel Convegno “InnoVENtion in AML- Reaching new goals with venetoclax in AML treatments”, che si apre oggi a Napoli. “La leucemia mieloide acuta è una neoplasia ematologica aggressiva ed eterogenea, che nasce nel midollo osseo, la ‘fabbrica’ delle cellule del sangue – afferma Felicetto Ferrara, Direttore Ematologia all’Ospedale Cardarelli di Napoli -. La malattia si caratterizza per la proliferazione incontrollata di cellule patologiche, i blasti, a livello del midollo osseo, del sangue periferico e di altri organi. La cellula madre che produce le cellule del sangue si altera, il suo percorso fisiologico viene deviato e si determina così la leucemia. Tra le cause vi sono mutazioni del DNA, che possono essere determinate dall’esposizione a radiazioni, a sostanze chimiche cancerogene o dal processo di invecchiamento. Anemia, stanchezza, pallore legati alla riduzione dei globuli rossi, sanguinamenti ed ematomi, legati alla carenza di piastrine, e infine le infezioni sono i principali sintomi. Le alterazioni dei valori dell’emocromo portano alla diagnosi, che passa anche attraverso il prelievo di midollo osseo. L’età media alla diagnosi è di 68 anni. Proprio i pazienti anziani o fragili, perché colpiti da altre patologie, non sono però in grado di tollerare la chemioterapia intensiva standard, seguita dal trapianto allogenico di cellule staminali, se indicato”.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di circa il 28%.Le percentuali sono inferiori per coloro che non sono idonei alla chemioterapia intensiva, di cui solo il 5% è vivo a 5 anni.
“Finora per questi pazienti erano disponibili solo terapie di supporto, quindi non trattamenti attivi, oppure farmaci ipometilanti somministrati come singoli agenti, con basse percentuali di risposte, in non più del 20% dei casi, e una sopravvivenza intorno a 10-12 mesi6 – continua il Prof. Ferrara -. La categoria dei pazienti ineleggibili a chemioterapia intensiva, pertanto, è quella che storicamente ha mostrato la peggiore prognosi e per la quale le opzioni terapeutiche innovative finora sono state limitate. Oggi non è più così. L’approvazione della rimborsabilità di venetoclax più azacitidina da parte di AIFA ha cambiato del tutto lo scenario ed è importante che questa terapia sia offerta a tutti i pazienti che ne hanno diritto. Nello studio registrativo VIALE-A, condotto su oltre 400 pazienti con leucemia mielide acuta di nuova diagnosi e non idonei a chemioterapia intensiva, il trattamento in combinazione venetoclax più azacitidina si è dimostrato più efficace rispetto alla sola azacitidina.7-9 La sopravvivenza globale mediana è stata di 14,7 mesi rispetto a 9,6 mesi. La remissione completa ottenuta con venetoclax più azacitidina è risultata due volte superiore (66%) rispetto alla sola azacitidina (28,3%). Le risposte sono state rapide e durature. Infatti, circa la metà dei pazienti trattati con venetoclax più azacitidina ha ottenuto la remissione completa già prima dell’inizio del secondo ciclo. Inoltre, i dati sono stati confermati nella ‘real life’, cioè nella pratica clinica quotidiana”.10
“La malattia minima residua (MRD) definisce un piccolo numero di cellule cancerose che rimangono nell’organismo durante o dopo il trattamento – spiega Adriano Venditti, Direttore dell’Ematologia all’Università di Roma Tor Vergata -. Queste cellule non provocano sintomi evidenti e si possono individuare solo con tecnologie di laboratorio molto sofisticate. È importante controllare che ci sia o meno MRD, perché può aiutare l’ematologo a capire se la cura stia funzionando. Il raggiungimento di una malattia residua minima negativa ha un forte valore prognostico sia per la sopravvivenza libera da progressione che per la sopravvivenza globale. Nello studio VIALE-A il 41% dei pazienti trattati con azacitidina più venetoclax ha raggiunto la negatività della malattia minima residua rispetto al 32% nel braccio di controllo.
Queste evidenze sottolineano il valore predittivo della negatività della MRD in termini di sopravvivenza anche in un setting non intensivo di trattamento, solitamente non incluso in questo tipo di analisi molecolari per le modeste percentuali di remissioni ottenute fino ad oggi con i farmaci disponibili”.12
L’evento di Napoli si articola in due mezze giornate costituite da letture, relazioni frontali con discussione, dibattiti, talk show e una serie di workshop su tematiche di elevato interesse clinico. Ampio spazio è riservato alla condivisione delle esperienze ‘real world’ e al confronto tra la pratica clinica e le linee guida nazionali e internazionali. Oggi è previsto il tavolo istituzionale (“Insieme per una sanità più equa e veloce”) che vuole raccogliere l’esperienza e il prezioso contributo dei clinici, delle Istituzioni e delle Associazioni dei pazienti, per creare una rete per una migliore presa in carico del paziente ematologico, in particolare colpito da leucemia mieloide acuta, offrendogli l’opportunità di accedere tempestivamente ai trattamenti innovativi.
“È indispensabile – sottolinea Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL (Associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma) – adottare modelli virtuosi per garantire l’accesso rapido e uniforme ai meccanismi di innovatività terapeutica, soprattutto in patologie aggressive come la leucemia mieloide acuta, nelle quali la disponibilità tempestiva dei trattamenti terapeutici può certamente significare maggiori possibilità di cura. Ora è necessario continuare a fare rete – Istituzioni, comunità scientifica, Associazioni e industria – affinché tutti i pazienti eleggibili possano beneficiare delle nuove opzioni terapeutiche. Per questo è necessaria un’assistenza sempre più integrata e multidisciplinare su tutto il territorio. Collaborazione multidisciplinare quindi, accesso tempestivo alle terapie innovative e strutturazione delle cure integrate nei centri di ematologia devono essere i cardini della cura di questo tumore del sangue”.
Venetoclax ha ricevuto da AIFA la designazione di innovatività piena, che ha consentito l’inserimento nel
Fondo dei farmaci innovativi.
“Oggi sono iscritti nel Fondo 18 farmaci oncologici – afferma Davide Petruzzelli, Coordinatore F.A.V.O. Neoplasie Ematologiche e Presidente La Lampada di Aladino ETS -. Si tratta di esempi da seguire, perché in questo modo viene garantito l’accesso rapido e uniforme alle cure sul territorio, evitando i tempi ulteriori richiesti dall’inserimento nei prontuari terapeutici regionali. La leucemia mieloide acuta, nella maggior parte dei casi, ha un esordio subdolo, e il paziente passa in breve tempo da uno stato di completo benessere a una condizione di grave compromissione dello stato di salute. L’impatto emotivo di una diagnosi improvvisa di leucemia mieloide acuta è devastante sia per il paziente che per i familiari. Sono centrali la tempestività della diagnosi, l’accesso immediato alle cure e un servizio di supporto anche psicologico al paziente, sin dalle fasi iniziali. Il tempo è vita per i pazienti. Anche il medico deve poter dedicare più tempo al paziente e meno agli aspetti burocratici. Ciò significa più attenzione alla comunicazione con il paziente, per rispondere ai suoi bisogni e per mantenerlo informato sul percorso terapeutico”.
“L’ematologia è una delle aree terapeutiche in cui il bisogno di salute è maggiore e di grande impegno per AbbVie: attualmente abbiamo circa 300 sperimentazioni cliniche in onco-ematologia per più di 20 diverse neoplasie oggetto di studio. Casi virtuosi di accesso all’innovazione terapeutica nel nostro Paese come quello di venetoclax, reso possibile dal contributo concreto di tutti gli attori coinvolti, ci danno ulteriore impulso a proseguire sulla frontiera dell’innovazione – afferma Fabrizio Greco, Amministratore Delegato di AbbVie -. Nel 2020 la decisione di AIFA di accogliere la richiesta della comunità scientifica e delle Associazioni dei pazienti di rendere venetoclax disponibile in Italia, in anticipo rispetto all’approvazione europea, ha consentito a più di 2.000 pazienti con leucemia mieloide acuta di beneficiare di una maggiore sopravvivenza. La recente decisione di AIFA di riconoscere a venetoclax, insieme alla rimborsabilità da parte del SSN, lo status di innovatività con il relativo inserimento nel Fondo dei farmaci innovativi, ne garantirà un accesso precoce a livello regionale e di singolo centro. Dobbiamo continuare a collaborare con le Istituzioni, le Società Scientifiche e le Associazioni dei pazienti per superare i singoli casi virtuosi e definire un sistema di regole e di risorse che permetta di riconoscere il valore dell’innovazione terapeutica e di renderla disponibile in modo rapido ed ampio a tutti coloro che ne hanno bisogno”.
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