Tumore del seno metastatico: più di 5 anni e mezzo di sopravvivenza mediana con Abemaciclib

San Antonio, 6 dicembre 2023 – Abemaciclib, inibitore di CDK4/6, in combinazione con la terapia ormonale in prima linea ha registrato una sopravvivenza globale mediana di più di 5,5 anni nelle donne con tumore della mammella metastatico. Lo dimostrano i risultati dello studio clinico MONARCH 3, discussi in una presentazione late-breaking durante il San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS) 2023. Il MONARCH 3 ha valutato abemaciclib in combinazione con un inibitore dell’aromatasi (AI) rispetto al solo AI come terapia endocrina iniziale nelle pazienti in post-menopausa con tumore del seno avanzato o metastatico positivo al ricettore ormonale (HR+), negativo al recettore del fattore di crescita umano epidermico di tipo 2 (HER2-). Al follow-up a otto anni, il MONARCH 3 ha mostrato che le donne trattate con abemaciclib e un inibitore dell’aromatasi avevano una sopravvivenza globale (OS) mediana di più di 5,5 anni – un incremento di 13,1 mesi rispetto al braccio di controllo nella popolazione intent-to-treat (ITT) (66,8 rispetto a 53,7 mesi), sebbene la significatività statistica del risultato di OS non sia stata raggiunta.

Nelle donne con metastasi localizzate a livello viscerale, i dati hanno mostrato una sopravvivenza globale mediana di più di cinque anni, con un aumento di 14,9 mesi nel braccio abemaciclib rispetto al braccio di controllo (63,7 rispetto a 48,8 mesi). Questo comprende le donne con tumore del seno diffuso al fegato o ai polmoni. Le pazienti con malattia viscerale presentano un rischio maggiore di progressione di malattia e morte rispetto alle pazienti con tumore del seno metastatico (MBC) senza metastasi viscerale. Anche in questa popolazione i risultati di OS non erano statisticamente significativi.

“Al follow-up a otto anni, quando la storia naturale del carcinoma mammario metastatico inizia ad avere un impatto sostanziale sulla sopravvivenza delle pazienti, è molto incoraggiante vedere che abemaciclib in combinazione con un inibitore dell’aromatasi ha prodotto una differenza di sopravvivenza di 13 mesi nella popolazione ITT e di oltre 14 mesi nelle donne a rischio ancora più elevato a causa della malattia viscerale”, afferma Lucia Del Mastro, Professore Ordinario e Direttore Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova. “Nonostante la mancanza di significatività statistica, questi dati sono clinicamente rilevanti e altamente coerenti con l’insieme delle evidenze relative ad abemaciclib nel carcinoma mammario avanzato o metastatico”.

Il beneficio in sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS), endpoint primario dello studio MONARCH 3, è stato mantenuto (29,0 vs 14,8 mesi; p nominale <0,0001), con una differenza sostanziale nei tassi di PFS a 6 anni (23,3% nel braccio abemaciclib vs 4,3% nel braccio di controllo). La significatività statistica della PFS è stata raggiunta all’analisi ad interim del 2017, che ha portato nel 2018 alle approvazioni regolatorie per questa indicazione. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza nell’utilizzo a lungo termine.

“Con una sopravvivenza globale mediana di più di 5,5 anni nelle pazienti trattate con abemaciclib in questo studio, questi dati supportano ulteriormente il ruolo di abemaciclib nella sopravvivenza delle donne con carcinoma mammario metastatico HR+, HER2-”, spiega Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli. “Una mediana di sopravvivenza di 5,5 anni significa che metà delle donne vive più di 5 anni e mezzo. Gli inibitori di CDK4/6, inoltre, permettono di evitare il ricorso alla chemioterapia in prima linea o di posticiparla, con grandi vantaggi in termini di qualità di vita e di minori tossicità”.

“In Italia vivono circa 52mila persone con tumore della mammella metastatico1, un numero in costante aumento – sottolinea Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM -. Queste pazienti devono essere prese in carico da un team multidisciplinare, cioè dai centri di senologia, in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo. Le terapie ormonali sono abitualmente utilizzate per il trattamento del carcinoma della mammella metastatico dipendente dal recettore per gli estrogeni. Tuttavia, queste pazienti sviluppano spesso resistenza alle terapie ormonali attualmente disponibili per la malattia avanzata e vanno incontro a progressione del tumore. Da qui la necessità di trattamenti ancora più efficaci. I dati dello studio MONARCH 3 evidenziano come la combinazione di abemaciclib con la terapia ormonale

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