Gli omega 3: i grassi buoni nella prevenzione e cura del cancro

I risultati di uno studio canadese hanno mostrato i benefici di un supplemento di OMEGA 3 sull’efficacia della chemioterapia nel tumore del polmone non a piccole cellule.

Milano, 30 agosto 2021 – “Grasso è bello” recitava il titolo di una famosa pellicola Hollywoodiana con uno strepitoso e in sovrappeso John Travolta.

Tralasciando i giudizi estetici, potremmo invece parafrasare questo celebre palinsesto di Broadway a beneficio dei nostri pazienti: “Grasso è buono”.

Facciamo chiarezza. È ben noto il rapporto tra cancro e obesità in termini di incidenza, rischio di ricaduta per chi ha già avuto una diagnosi di tumore e prognosi. È, però, altrettanto riconosciuto il ruolo protettivo dei grassi cosiddetti buoni, come gli OMEGA 3, nella prevenzione di svariate malattie croniche, tra cui diabete e cancro.

La correlazione tra cancro e alimentazione è stata ormai dimostrata in moltissimi studi. Numerose evidenze scientifiche hanno confermato che l’alimentazione, e le abitudini alimentari, svolgono un ruolo di rilievo nella
genesi di alcuni tumori. A tale proposito, una stima del World Health Organization (WHO) sottolinea che 3 tumori su 10 potrebbero dipendere dall’alimentazione e che circa il 30% delle malattie neoplastiche sia
imputabile a stili di vita.

Una sana alimentazione è prima di tutto, quindi, un ottimo strumento di prevenzione. In aggiunta però l’alimentazione può rappresentare anche un’opportunità per influenzare positivamente la storia della malattia tumorale, attraverso la correzione di deficit nutrizionali che spesso accompagnano le patologie oncologiche, così come attraverso una sapiente e virtuosa interazione con le terapie antiblastiche.

Gli OMEGA 3 sono acidi grassi polinsaturi a catena lunga, così denominati sulla base della struttura chimica che li caratterizza. Il loro metabolismo ha come principali prodotti l’EPA (acido-eico-penta-enoico) e il DHA (acido doco-saesa-enoico). Sono definiti essenziali in quanto il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli autonomamente. L’assunzione attraverso la dieta rappresenta, quindi, l’unico modo per poter godere delle proprietà di questi indispensabili nutrienti.

Oltre al consolidato ruolo sul mantenimento del benessere cardiovascolare e sul corretto sviluppo e funzionamento del sistema nervoso, gli OMEGA 3 sono infatti coinvolti in numerosi processi antiinfiammatori e favoriscono l’attività e l’equilibrio del sistema immunitario (particolarmente utile in tempo di pandemia), riducendo in questo modo il rischio di sviluppare patologie come il cancro e contrastando i disturbi legati all’autoimmunità.

Oltre a ciò, studi sperimentali hanno dimostrato come un supplemento di OMEGA 3 può incrementare l’efficacia della chemioterapia in maniera sicura, ovvero senza impattare negativamente sui tessuti sani. In particolare, tali evidenze suggeriscono che l’assunzione di EPA e DHA (derivati metabolicamente attivi degli OMEGA 3) può intervenire sulla tossicità da farmaco e influenzare la risposta delle cellule tumorali a diversi chemioterapici.  I meccanismi sembrano essere molteplici e spaziano dall’interazione con proteine di segnale
coinvolte nell’oncogenesi (Ras, Akt e Her-2/neu), all’aumentata suscettibilità ai processi di ossidazione responsabili di un danno irreversibile alle cellule tumorali ed a quelli di morte cellulare programmata.

Molto interessanti, a tale proposito, sono stati i risultati di uno studio Canadese che ha coinvolto 46 pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, il tipo più frequente di tumore al polmone. Nello studio in oggetto i pazienti che ricevevano un supplemento di OMEGA 3 (attraverso olio di pesce) in aggiunta alla chemioterapia standard erano caratterizzati da maggiori e significativi tassi di risposta al trattamento oncologico e migliore beneficio clinico rispetto al gruppo trattato con sola chemioterapia. Anche la sopravvivenza a un anno era maggiore nei soggetti che assumevano olio di pesce verso coloro che non lo assumevano, sebbene non in modo statisticamente significativo. Si tratta di uno studio con casistica limitata, tuttavia l’esperienza canadese fornisce una valida prova del ruolo benefico dei spesso demonizzati grassi nel percorso di cura, oltre che di prevenzione, delle malattie tumorali.

 

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